Ho percorso da poco il Primiero Slow Tour, trekking ad anello tra rifugi a mezza quota con partenza e arrivo da Fiera di Primiero. Cinque giornate di camminate non troppo impegnative (dislivello massimo 800 metri), con le Pale di San Martino e le Vette Feltrine a fare sempre da cornice. Un incanto. Sono tutti itinerari fuori dalle classiche rotte turistiche, con pernottamento in strutture tipiche e familiari. Consigliato soprattutto a inizio e fine stagione, per via dell’altitudine massima a 1850 metri: i rifugi che sono quasi sempre aperti o hanno comunque periodi di apertura molto lunghi.
Questi i miei compagni di viaggio: Chiara ed Andrea, liguri, e Martino Romagna, accompagnatore di media montagna che ci ha accompagnato in questa avventura. Molto interessante averlo avuto con noi, sia per la sua simpatia che per la sua conoscenza di questi luoghi. Ha reso tutto estremamente facile e leggero, per le questioni di orientamento, per i cambiamenti di programma dipendenti dal meteo e dalle nostre condizioni fisiche, ma soprattutto ci ha raccontato un sacco di cose relative al territorio che abbiamo attraversato. Storie e leggende, aspetti botanici e geologici, curiosità e nozioni legate alla montagna.
Qui la bellezza è data dall’ambiente naturale, ma anche dalle persone che incontri, dalle storie che puoi ascoltare, dagli angoli di pace che trovi uno dietro l’altro. E poi, non da ultimo, l’assenza di una rete telefonica stabile. Che ci ha permesso di disconnetterci spesso e volentieri, avendo quindi più tempo per pensare e per chiacchierare tra di noi. Un’esperienza bella ed appagante, che ovviamente vi consiglio!
PRIMA GIORNATA: DA FIERA AL RIFUGIO CEREDA
Dieci chilometri, quattro ore circa e 700 metri di dislivello. Si parte dal paesino di Fiera, si passa sotto Castel Pietra e poi si arriva a Villa Welsperg, centro visitatori del Parco Paneveggio Pale di San Martino. Tre gli edifici: la villa vera e propria, la chiesetta e il fienile, circondati dal giardino ed ampi prati. Da vedere le sale espositive della villa, che raccontano l’ambiente acquatico di montagna e sono dotati di una fisioteca, collezione di campioni legati al mondo naturale: legno (xiloteca), arbusti (frutticoteca), licheni (lichenoteca), rocce (litoteca), semi (sementoteca), penne e nidi di uccelli (pleroteca e nidoteca) e fossili (fossiloteca). Per me sempre super interessante! Da lì in un paio di ore e 360 metri di dislivello si arriva al Rifugio Cereda, con le sue stanze confortevoli ed una gestione familiare genuina.
A 1369 metri di altitudine, gestito da più di 35 anni dalla famiglia Lagher, propone la classica cucina trentina (qui spätzle con la panna e arrosto), ma il menu permette di scegliere anche tra altri piatti gustosi (per me ad esempio il branzino). I prodotti vengono dalla loro azienda agricola, verdure dell’orto compreso.
SECONDA GIORNATA: DAL RIFUGIO CEREDA AL CALTENA
Dieci chilometri, quattro ore e mezza di escursione, dislivello di 800 metri. Si sale verso Malga Fossetta (aperta in estate con ristorazione) e poi si costeggiano le Pale Alte e il Monte Padella. Noi abbiamo deciso di salire sulla cima di quest’ultimo, da dove si gode di un panorama a 360 gradi che spazia fino alla Catena del Lagorai, alle Vette Feltrine e al vicino Gruppo del Cimonega. Un paio d’ore in più per raggiungere i 1850 metri della Croce e scendere poi sul versante opposto della montagna. Si arriva quindi al Rifugio Caltena,che bene si definisce Baita di charme.
Ambiente curato nei minimi particolari, con il calore del legno e arredamento ad effetto. Noi abbiamo cominciato subito con un meritato aperitivo, appena scampati da un temporale, ma felici di questo trekking meraviglioso.
Le stanze sono un incanto, con due suite che vi faranno venir voglia di tornare per un weekend romantico! Una con sauna all’interno, l’altra con vasca in mezzo alla stanza. Una coccola notevole, anche perchè qui vi aspetta la signora Angioletta in cucina, con le sue prelibatezze! Zuppa di cipolle fantastica, tasche ripiene di funghi porcini, salmerino e per finire una deliziosa crème brûlée con gelato alla nocciola.Tutto di livello e squisito! Tornerò presto per il weekend romantico 😉
Per non parlare della colazione: mi ero ripromessa di stare leggera ed invece ho assaggiato tutto! Crostata con frutti di bosco e crema pasticciera, croissant e lo Smorum, variante molto simile del Kaiserschmarren sudtirolese. C’è poi la possibilità di ordinare le uova, con cottura di ogni tipo, e vari tipi di frittata. Notevole!
TERZA GIORNATA: DAL RIFUGIO CALTENA AI FONTEGHI
Dieci chilometri, 400 metri di dislivello, tre ore e mezza circa. Tappa tranquilla, con una variante al percorso più breve per ammirare i meravigliosi prati di San Giovanni e la sua deliziosa chiesetta.
Seguendo il segnavia 728A si sale nel bosco e si seguono le creste che permettono di ammirare una bella visuale sulle Vette Feltrine. L’itinerario è arricchito da tabelle informative e panchine in legno. Si prosegue fino ai prati di San Giovanni, località cara agli abitanti di Mezzano, dove si trova la chiesetta.
Da qui si prosegue quindi verso Poit, i prati di Iner prima di scendere nel bosco fino alla località Val de Riva. Al termine della discesa si scorge il ponte sospeso sul Rio Giasinozza (30 metri di altezza per 70 di lunghezza). Manca poco quindi per il Rifugio Fonteghi, punto di arrivo di questa terza tappa.
Qui le camere sono semplici e deliziose, accoglienza schietta e sincera della signora Franca con la sua famiglia. Julio, il figlio, in cucina a preparare i piatti della tradizione trentina. Ottime zuppe, polenta con formaggio fuso e spezzatino di manzo o di cervo, ma anche polenta con salsiccia e tosella. E poi i dolci: salame di cioccolato, strudel, crostata e così via. Tipica e presente quasi quotidianamente la picanha brasiliana, in onore delle origini dello chef, taglio di carne bovina di origine brasiliana molto saporita. Non vi dico che dormita ci siamo fatti poi, la stanchezza del trekking cominciava a farsi sentire, così come la contentezza!
Curiosità: visto che la tappa è corta e l’arrivo è previsto presto, potreste prenotare il canyoning nella val Noana, avventura imperdibile con la muta seguendo il corso del rio… io l’ho provato anni fa ed è una esperienza davvero divertente e particolare! Nei dintorni del Rifugio Fonteghi potete anche fare un giro di una mezz’oretta per andare ad ammirare il lago (artificiale), caratterizzato da colori meravigliosi e terrazzini panoramici.
QUARTA GIORNATA: DAL RIFUGIO FONTEGHI AL VEDERNA
12 chilometri, 800 metri di dislivello e cinque ore circa. Tappa molto bella, anche perchè si percorre il Sentiero degli Abeti Giganti, alla scoperta dei maestosi abeti rossi e bianchi tra i più alti del Trentino. Martino ci ha fornito infinite informazioni e curiosità, aspetto che ha reso ancora più interessante il percorso.
Abbiamo quindi raggiunto la Pozza dell’Ors e Malga Val de Stua di Sopra, una vecchia malga utilizzata per l’alpeggio estivo. Pausa meravigliosa e rigenerante, accompagnati dal rumore dei campanacci delle mucche e una quiete senza pari attorno. Ancora un’ora e mezza di camminata ed ecco il Rifugio Vederna con la chiesetta della Madonna della Neve.
QUINTA GIORNATA: DAL RIFUGIO VEDERNA A FIERA DI PRIMIERO
Al Rifugo Vederna abbiamo trascorso un bellissimo pomeriggio, allietati dal calore del fuoco e da un gustoso aperitivo. Bello chiacchierare tutti assieme per ore, raccontandosi storie di vita oppure le impressioni di questi giorni trascorsi assieme.
Il rifugio è punto di incontro anche per le persone che possiedono una baita nei dintorni. Tra loro Marcello, restauratore appassionato del posto che sta mettendo a posto un piccolo museo che raccoglie oggetti di un tempo e della tradizione. Affascinante stare ad ascoltare i suoi racconti e capire meglio come si viveva qui un tempo.
Fulcro del rifugio Cristina e Marco, al loro ultimo anno di gestione, che ti fanno sentire a casa tra prelibatezze culinarie, un ambiente amichevole ed allegro, oltre che i racconti di questo posto e delle loro vite. Davvero un posto dove è un peccato fermarsi solo una notte, sarebbe perfetto infatti rimanere più giorni sia per fare qualche escursione che per avere più tempo per stare con loro. Il rifugio è semplice e come un tempo: si mangia tutti assieme, si dorme in stanze semplici con bagno esterno, ci si sveglia al mattino con le mucche al pascolo ed un paesaggio incantato.
Ottima la cena, tra gnocchi con fonduta di formaggio e canederli alle ortiche e poi vari secondi tra cui polpette al sugo ed arrosto con polenta. Per finire biscotti e dolcetti vari, ma da non perdere sono le loro torte, da quella al cioccolato e pere allo strudel alla crostata. Tutto ottimo!
L’ultimo giorno, prima di scendere a Fiera di Primiero (cinque ore, 16 chilometri e 1000 metri di discesa), ho deciso di salire sul Monte Pavione con la sua caratteristica forma a piramide. Mille metri di dislivello, fattibili in tre ore circa, che vi danno la possibilità di ammirare un altro paesaggio mozzafiato. Perfetta conclusione di un trekking emozionante.
Tornati al rifugio si scende passando dalla panoramica Croce del Monte Vederna (1584 metri), con una spettacolare vista sulla valle del Primiero e le Pale di San Martino. Seguendo le indicazioni si torna quindi a Imer e poi lungo la ciclabile a Fiera.
Trovate tutta la descrizione dell’itinerario, con più dettagli, in questa pagina dell’Apt San Martino di Castrozza Primiero e Vanoi.
Primiero Slow Tour: informazioni utili
- ogni giorno si possono effettuare deviazioni alternative su percorsi più o meno impegnativi, a seconda della propria esperienza, allenamento e meteo
- su richiesta sono disponibili quotazioni per notti aggiuntive pre e post tour nei rifugi e l’accompagnamento di una guida alpina o di un accompagnatore di media montagna per uno o più giorni
- il primo e l’ultimo giorno è possibile fruire dei collegamenti autobus di linea (gratuitamente con la Trentino Guest Card compresa nel pacchetto) per accorciare alcuni tratti.
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