Il Rifugio XII Apostoli (a quota 2487 metri), nel cuore delle Dolomiti di Brenta, è uno di quei rifugi in cui non si può non andare. Meta estiva fissa per tanti appassionati di montagna, è una stupefacente scoperta per chi non l’ha mai visto. Sarà merito della gestione appassionata, di tutta quella roccia che ti avvolge e ti toglie il fiato, del particolare significato di questo posto e di quello che lì è stato realizzato, ma di certo è un posto che non lascia indifferenti. Dal Passo Bregn dell’Ors (1836 metri) ci si avvicina dolcemente, con uno scorcio suggestivo sul lago di Val d’Agola.
In mezz’ora circa si arriva al piano di Nardis (Lago Asciutto), a 1822 metri. Lì, in una pianura di rara bellezza è impossibile non notare la lunga teleferica che arriva al rifugio, appollaiato sulla roccia, 600 metri più su. E’ in quel momento che senti la fatica e l’attrazione, il desiderio di andare e un po’ di restare lì. Ma poi la montagna, si sa, è stanchezza e bellezza e non si può fare altro che andare.
L’attitudine dei gestori è tutta racchiusa nel cartello “Ve spetem” e loro ti aspettano davvero, controllando gli accessi con il binocolo per vedere se la polenta è abbastanza per tutti. Ma questo lo scopri solo dopo altre due ore di camminata.
Si passa prima tra la vegetazione bassa per poi affrontare la “scala santa”, tra ghiaioni e rocce, alcune anche attrezzate con cordino metallico. Niente di particolarmente impegnativo, visto che salgono anche i bambini un po’ allenati, ma è bene prestare un po’ di attenzione. Passo dopo passo ci si avvicina e poi si arriva sul balcone di roccia calcarea dove nel 1908 il rifugio (che in realtà si chiama “Garbari”, dal nome dei due alpinisti finanziatori del progetto) è stato costruito.
Il nome “XII Apostoli” deriva invece dalla forma delle dodici figure erose nella roccia, posizionate come una corona dietro al rifugio, che ricordano proprio gli apostoli. Una breve sosta per ammirare tanta bellezza, ed eccoci arrivati. E se non c’è posto sui tavoli all’esterno i lastroni di pietra invitano proprio ad una pausa rilassante.
La struttura offre cortesia (anche nelle giornate più affollate) e ottimi piatti della tradizione trentina. Noi per non sbagliare abbiamo preso polenta, lucanica alla piastra e funghi. Una certezza.
La vostra attenzione sarà però catturata presto dal continuo andirivieni di persone che si spostano ad una decina di metri dal rifugio, dove compaiono quattro giganti buchi nella roccia.
Si tratta della più suggestiva chiesa di montagna al mondo, con una cappella di 500 metri cubi scavati nella roccia, le cui finestre disegnano una croce alta quasi 10 metri. La sua realizzazione deriva dalla morte in un crepaccio, nel 1950, di tre giovani escursionisti. Da lì l’idea di dare vita ad un’opera dedicata a tutti i caduti in montagna. Ogni ultima domenica di luglio alpinisti ed appassionati salgono per assistere alla messa officiata in ricordo dei caduti, con le note del “signore delle Cime” deii coristi della Sosat come sottofondo. Qui si trova anche la lapide in ricordo di Fabio Stedile, la guida alpina che mi ha avviata alla montagna, morto scalando il Cerro Torre nel 1994.
Tornando al rifugio, prima di scendere a valle, non dimenticate di dare un’ultima occhiata al panorama, che va dal Carè Alto alla Presanella.
Si arriva al rifugio in tre modi:
- da Malga Movlina: da Ponte Arche si va verso Stenico. Dopo 4 chilometri si prende la Val d’Algone fino a Malga Movlina (14 chilometri in totale, solo i primi), dove si parcheggia. Dalla malga si raggiunge il Passo Bregn de l’Ors e quindi si prosegue sul sentiero n. 307 (3 ore circa).
- da S.Antonio di Mavignola si segue la strada bianca fino alla stanga, in circa 45 minuti al Lago d’Agola da dove poi in circa 3 ore si arriva al Rifugio
- con la telecabina da Pinzolo e poi la seggiovia si raggiunge Doss Sabion. Si scende per una mezz’ora circa e poi si raggiunge il Passo Bregn de l’Ors proseguendo sul sentiero 307 (3 ore circa). Al ritorno, per evitare la salita fino a Doss Sabion, al Bregn del’Ors si scende dritti sulla forestale fino alla malga, si prende il sentiero nel bosco a destra per Prà Rodont per poi scendere con la telecabina. Per quest’ultimo tratto calcolate almeno un’ora. Impianti aperti dal 25 giugno fino all’11 settembre 2018.
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